Donne e scienza: un esperimento di Finkbeiner test al rovescio
di Elisa Nichelli (INAF)
In occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, Elisa Nichelli, Public Outreach Officer dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) ha messo in piedi una simpatica provocazione, in cui ha usato il “test di Finkbeiner” proposto per evitare sessismo nei ritratti delle scienziate per intervistare quattro scienziati con domande sulla loro vita di mariti e padri. Molti hanno riso e probabilmente imparato qualcosa. Altri – in particolare su Twitter – hanno reagito male, anzi malissimo. Le abbiamo chiesto di raccontare come è andata (Fabio Turone).
L’11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, un’iniziativa delle Nazioni Unite per parlare del ruolo delle donne nella ricerca scientifica e per promuovere l’ingresso delle ragazze alle carriere in campo Stem. Quest’anno per onorare la ricorrenza in modo originale insieme a Marco Malaspina, direttore responsabile di Media Inaf, abbiamo deciso di organizzare – in aggiunta a interviste a scienziate che anche noi abbiamo pubblicato per l’occasione – un’intervista in diretta a quattro ricercatori uomini, ai quali abbiamo sottoposto un esperimento di Reversed Finkbeiner.
Innanzitutto, per chi non lo sapesse, il Test Finkbeiner è stato proposto dalla giornalista Christie Aschwanden ed è un elenco di argomenti da evitare nel descrivere una scienziata se non si vuole cadere nella rappresentazione stereotipata della donna che si fa strada nel mondo della ricerca “nonostante il suo ruolo di mamma e moglie”, o “grazie a un marito che la supporta”. Il nostro esperimento è quindi consistito nel radunare quattro colleghi uomini e sottoporli a un’intervista che ricalcasse tutti gli stereotipi, ma ribaltati al maschile. L’approccio satirico era evidente a partire dal titolo del video: “Mariti, padri e uomini nella scienza”, e anche la descrizione del video ricalcava volutamente i toni paternalistici con cui spesso si parla di donne e scienza (“abbiamo pensato di dare voce all’altra bistrattata metà del cielo: gli uomini, che oltre ad essere mariti e padri possono occuparsi anche di scienza e ottenere risultati al pari delle colleghe donne”). Grazie alla complicità dei colleghi che si sono prestati a questo ribaltamento del gioco delle parti si è creato un effetto paradossale e comico, che ha dimostrato come invertendo i ruoli tutti quei riferimenti agli impegni familiari e domestici, o all’aspetto fisico diventassero assurdi e ridicoli.
La risposta da parte delle colleghe e dei colleghi è stata estremamente positiva, così come quella della maggior parte degli utenti che ci seguono sui social. L’unica eccezione l’abbiamo incontrata su Twitter, dove il post di lancio della diretta conta attualmente più di 280 retweet e centinaia di commenti contenenti per lo più male parole o inviti a far tacere gli uomini in una giornata dedicata alle donne. Come spesso accade sui social (si vedano ad esempio i lavori di Walter Quattrociocchi e del suo gruppo di ricerca), la maggior parte dell’indignazione proviene da chi non si è soffermato a leggere nemmeno il titolo del video, e senza dubbio non ne ha visionato il contenuto, poiché immediatamente triggerato dal testo a corredo: “Oggi 11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. E gli uomini?”. Tuttavia, quello che mi ha maggiormente colpito è che una buona fetta di pubblico sostiene di aver visto l’intervista e di ritenere comunque sbagliato dar voce agli uomini, nonostante siano state comprese le chiare intenzioni provocatorie e satiriche. Questo, a mio parere, dimostra quanto sia necessario parlare di questi argomenti, così delicati e polarizzanti, cercando di abbattere le barriere ideologiche, rompendo le cosiddette “bolle di filtraggio” e prendendosi il meno possibile sul serio.